Cosa sono le parole?
Involucri di sentimenti che determinano una vita.
E già perchè in base alle parole dette o a quelle non dette che si delinea la vita di ciascun individuo.
Il pianto del neonato, è la sua prima parola, è il primo indicatore di vita, la scuola, la crescita, i rapporti sono nati e si alimentano di parole.
La massima espressione di poeti, scrittori è fatta di parole.
Le promesse sono parole.
Ci sono parole che accarezzano l’anima più di un guanto di seta, parole che restano nella mente e scavano solchi profondi.
Le parole sono importanti, non sono o non dovrebbero essere vuote, dovremmo ogni volta ricordarci che c’è una storia attorno ad esse, e che attorno se ne costruisce un’altra.
E’ importante misurarle prima di usarle, valutare se è il caso di parlare in taluni contesti oppure è meglio tacere….
A volte serve il silenzio, a volte sono necessarie le parole.
Ciascuno di noi, dovrebbe avere la capacità di individuare la modalità più congeniale all’indole e alle circostanze.
A volte dobbiamo frenare la nostra indole ed essere capaci di bloccare parole che potrebbero compromettere seriamente l’andamento delle cose, anche se sappiamo che ciò che vorremmo dire è giusto e sacrosanto.
Certo dopo stiamo male perché abbiamo represso in questo modo una parte di noi, ma è proprio in quel momento che dobbiamo scendere a compromessi con noi stessi, e capire che talvolta, il nostro benessere può determinare un male per gli altri.
Gli americani dicono “walk the talk”, per indicare la capacità e la responsabilità di fare ciò che si dice, e non dirlo e basta.
Alcune persone hanno invece dimestichezza con la parola scritta più che con quella detta.
Nella scrittura tutti sentono maggiormente la libertà dell’espressione, la possibilità di far fluire velocemente i pensieri, la capacità di dare volume ad ogni singolo pensiero rendendolo quasi reale.
Forse è perché quando si scrive, si può rileggere, si può tornare indietro…il classico foglio di brutta copia!
E’ esattamente così eguale e contrario allo stesso tempo:
“ scrivo perché mi sento libero di esprimermi, ma rileggo perché sono consapevole che posso sbagliare e pertanto rimediare”.
Sarà che forse i più insicuri hanno bisogno di esporsi cosi? Probabilmente sì!
Facciamoci caso, nelle biografie degli scrittori, e nelle rime dei poeti, c’è dietro una vita non facile, normalmente si raccontano attraverso trame, dove c’è sempre un buono ed un cattivo, un vinto ed un vincitore.
Ma comunque non c’è poi bisogno di scomodare i grandi, basta leggere spesso i compitini in classe di molti bambini per scoprire delle realtà familiari talvolta fatte anche di denunce silenziose.
Parole, fatti, denunce urlate disegnando.
Poi ci sono le parole che fanno bene, uno studio dell’American College of Cardiology dimostra che frasi e vocaboli che fanno sorridere, oltre a mettere in circolo endorfine e altre molecole della felicità, cambiano il nostro umore in positivo.
Non a caso le canzoni sono fatte di parole e quando si canta c’è un mondo di emozioni che si scatena in noi..
E poi ci sono le parole non dette che avremmo voluto dire o scrivere, quelle che sappiamo bene non diremo mai a nessuno se non a noi stessi.
Quelli sono i sogni..
Nell’approccio terapeutico qualsiasi esso sia, la prima cosa che si fa è parlare per presentarsi e raccontarsi. In seguito si lasciano le parole, facendo spazio al respiro o ad altre espressioni comunicative.
Ma è comunque fondamentale aprirsi al terapeuta, scavando nel proprio io e trovando quelle che da tanto teniamo dentro e che possono aiutare a gettare le fondamenta per una riconversione.
Certo inizialmente non è facile, soprattutto per chi è abituato a tenersi dentro tutto quello che vorrebbe dire, tutte le situazioni che vorrebbe cambiare, ma spesso affidare ad esse la capacità di esporsi a chi, per professione le valuta e sapientemente le calibra, può aiutare il paziente ad aprirsi ad un mondo fatto di sostanza e non solo di parole…